martedì 2 aprile 2013

i viaggi del comandante Pazinsky

Diario di bordo del comandante Pazinsky dalla navicella spaziale "Lupolide" Anno astrale 20.008 Altra giornata impegnativa ieri per me e per l'equipaggio che mi accompagna alla scoperta dello spazio siderale. Nella mattinata abbiamo espletato le manovre di routine, che comprendono la compilazione dei certificati di bordo, la compilazione delle schede riferite alle attività sulla nave e l'addestramento delle giovani reclute. Nel pomeriggio io e il tenente maggiore Franz abbiamo fatto un giro di ricognizione, provvedendo al rifornimento del materiale celebrale, indispensabile per il buon funzionamento della nave, e poi ci siamo dedicati alle operazioni di carico scarico di elementi decorativi e di sistemazione delle cuccette. Durante queste operazioni, io, comandante Pazinsky, ho riportato lievi contusioni dovute al cattivo funzionamento dell'apparato di livellamento della gravità: improvvisamente tutto è diventato pesante, e anche un fiero ufficiale come me, ha dovuto arrendersi al peso delle troppe responsabilità! Ma è verso sera che la situazione ha cominciato a prendere una piega diversa. Navigavo solo a bordo della scialuppa "lupolide", in cerca di pace e concentrazione, quando improvvisamente vengo investito da onde sensoriali provenienti sicuramente da un pianeta differente...mai sulla terra avevo udito tali quantitativi di improperi e schiamazzi...la mia prima reazione è stata quella di pensare di girare la mia piccola scialuppa e tornare al rassicurante interno della base Galv-alpha, ma c'era qualcosa in quel linguaggio sconosciuto, che mi attraeva e che mi poneva dei quesiti ai quali io, comandante in capo Gen. Sup. grandss. figl. di putt. con tutt. il risp. per mi. madr. Pazinsky non potevo sottrarmi. Ho viaggiato cautamente, sono uscito dalle rassicuranti barriere al largo e sono precipitosamente entrato nella galassia "Conto-vellica", nota per i suoi arcani poteri e per la poca affabilità dei suoi abitanti...Oddio, cosa stavo facendo? Perché non riuscivo a resistere a tale tentazione? quali prove mi aspettavano nell'oscurità delle curve tornanti siderali della via lattea verso il pianeta nero di perla? Ad un certo punto la navicella si ferma improvvisamente, e io mi rendo conto di essere arrivato alla fine del mio viaggio. Davanti a me un grosso monolito giallo dalla forma vagamente rassomigliante alle architetture del popolo antico dei "Carsicatal", famosi per avere in poco tempo eliminato tutti i pacifici abitanti della "pianduraland" e costretto tranquilli impiegati che amavano la loro metropolitan a torture del calibro delle passeggiate domenicali sulle alture del loro pianeta, al solo scopo di procurarsi flebiti e essere preda dei terribili predatori nascosti negli angoli più remoti del paesaggio. E io sentivo di nuovo quella voce, che mi rimproverava, ma la il suo tono era rassicurante e la sua flemma assolutamente irresistibile. Entro quindi da una fessura del monolito e mi trovo, senza accorgermi, al cospetto della regina triz perla nera, vestita solamente di orpelli regali, dagli occhi infuocati e dalle labbra da baraonda. Mi invita ad entrare, il suo corpo sinuoso si muoveva in una danza fatta di desiderio e delirio. Il suo corpo emanava calde vampate di piacere, e la sua vagina assomigliava alla testa di un piccolo gatto nero dagli occhi di luce. In quel momento tutto per me non aveva più interesse, mi perdevo nelle spire della sua danza, sudavo continuamente e gli abiti erano una sorta di prigione che troppo mi attanagliava l'esistenza. La regina si distende sul suo trono e io mi avvicino. In quel momento i suoi capelli, neri come l'oscuro, si animano, mi catturano e mi trattengono e io non posso desiderare altro. La regina inarca il suo busto e allarga le gambe e il piccolo gattino apre la bocca e emette un suono simile a un concerto per fisarmonica. A questo punto sono suo, indiscutibilmente e irrevocabilmente perduto nel suo essere. Mi muovo seguendo il suo ritmo, esploro dimensioni sconosciute, abito coni di luce coloratissima, provo l'estasi del suo contrarsi. Le stelle smettono di luccicare e improvvisamente esplodono in un pirotecnico firmamento...La mia regina è sazia di me e si accascia al suolo continuando la sua delicata nenia, e dondolandosi un po' come per lasciare raffreddare il suo impianto generale. Io le sono grato, della gratitudine dei gatti, striscio verso di lei e le accenno un respiro sul collo, come un sollevare di foglie. Le luci si spengono lentamente, i suoni scendono di tono e si abbassa il volume… se fossimo sulla terra diremmo: "dissolvenza in nero"! Sono tornato alla base, ho ripreso, il giorno dopo, l'addestramento delle reclute, ma in fondo al mio io, ho smesso di essere me stesso, lascio la mia quintessenza alla mia regina, conscio che quello che c'è esiste, che non si disperde, confido a lei i miei segreti e bramo di poter uscire ancora con la mia navicella spaziale, in cerca di pace, concentrazione e di quello strano sentimento che i terrestri chiamano amore! Pazinsky

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Trieste, TS, Italy
Attualmente insegno Disegno e Storia dell'Arte presso il Liceo Scientifico Galilei di Trieste.